Sindrome del colon irritabile test diagnostico

Sindrome del colon irritabile
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Sindrome del colon irritabile test

I disordini funzionali gastrointestinali  legati alla sindrome del colon irritabile sono identificati da un test che ne permette la diagnosi: questo metodo ha una natura non invasiva e si è dimostrata fino ad oggi il solo approccio diagnostico. Il test per una corretta diagnosi dell’IBS si basa sui criteri di Roma III, formulati da un gruppo di specialisti nel 2006, tenendo conto di questo test il disordine funzionale del colon viene individuato in quei soggetti nei quali il dolore ed il fastidio addominale è da correlare alla fase della defecazione, evidenziando inoltre un’alterazione evidente dell’alvo. In particolare il test diagnostico permette di identificare la sindrome dell’intestino irritabile tenendo conto della prolungata manifestazione di alcuni sintomi tipici del disturbo, quali dolore addominale ricorrente associato ad un’alterazione della frequenza dell’alvo ma anche ad un cambiamento della consistenza delle feci. Attualmente la prognosi dell’IBS si affida ad un approccio diagnostico di esclusione che si serve essenzialmente dei parametri clinici forniti dai criteri di Roma, anche se recenti ricerche stanno aprendo la strada a nuovi esami clinici. Altre informazioni su Sindrome colon irritabile rimedi naturali.

I possibili scenari della diagnosi: gli anticorpi anti-vinculina

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Un recente studio ha evidenziato come in futuro si potrebbe arrivare alla diagnosi dell’IBS utilizzando gli anticorpi anti-vinculina: la vinculina è una proteina legante che interviene nel corso dei processi di adesione cellulare, ed è presente anche nelle cellule dell’epitelio intestinale. Da uno studio condotto da ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, in collaborazione con la McMaster University di Hamilton, in Canada, è emerso che molti casi di IBS sorgono dopo un attacco di gastroenterite acuta che determina la diffusione di batteri nell’intestino, favorita dalla produzione di una tossina, la cytolethal distending toxin B (CdtB), emessa dai patogeni. Per contrastare questa tossina vengono prodotti degli anticorpi che agirebbero anche contro la vinculina scatenando l’IBS. Lo studio è stato condotto su 165 soggetti colpiti da IBS, 30 pazienti con malattia infiammatoria cronica intestinale e 26 soggetti sani, sottoponendo il sangue dei pazienti a test immunoenzimatico è stata evidenziata una maggiore presenza di anticorpi antivinculina nei pazienti con IBS. Questi dati hanno portato gli stessi ricercatori ad approfondire le indagini per verificare se in futuro il test può essere usato per rilevare la proliferazione batterica nei soggetti che soffrono di sindrome del colon irritabile, individuando la terapia antibiotica. Maggiori informazioni su Sindrome da colon irritabile: l’approccio da seguire contro la sintomatologia.